Eppure sono
Idealizzata, archetipo di nuovi e vecchi racconti, luogo/non luogo, sacro e profano (“più sacro dove è più animale il mondo” dirà Pasolini), scrutata e sviscerata in piani regolatori, progetti sociali di vuote promesse elettorali.
Emergenza perenne, come destino ineluttabile.
Codice visivo tacitamente prescritto, intricato groviglio di difficile – forse impossibile – soluzione.
Rifiuto sociale, margine antropico e geografico.
Eppure sono: microcosmo nutrito da un’entropia misteriosa e selvaggia. Topos fortemente inciso dall’azione di un’umanità cruda e vera, senza veli.
Eppure sono: Quantunque il rifiuto dello sguardo e del pensiero. Sono io periferia, sono me stessa, qui ed ora, come ieri ed ovunque.